Le MotoGP hanno una potenza straordinaria, rappresentando il punto di arrivo di una carriera nel motociclismo. Scopriamo le caratteristiche dei bolidi della classe regina.
I duelli, in pista, tra i migliori centauri al mondo attirano fan da ogni angolo del pianeta. Si tratta di uno spettacolo unico nel suo genere e, oggi, parte del merito va agli ingegneri che hanno costruito delle moto stradali spaziali. Il passaggio epocale dalla classe 500 ai bolidi 1000 cc ha rappresentato il primo grande passo verso un nuovo modo di concepire la tecnologia.
La top class, storicamente, ha sempre garantito il non plus ultra, ma campioni come Valentino Rossi hanno provato l’ebrezza di vincere sia sulle precedenti gen di moto, sia con quelle attuali. I progressi sono stati così sensibili da garantire uno show indimenticabile. Le sfide tra il centauro di Tavullia e Biaggi, Stoner, Lorenzo, Marquez sono state il miglior biglietto da visita per gli organizzatori della competizione e anche per le case costruttrici.
La squadra campione in carica, dal 2020, è la Ducati. Quest’ultima è riuscita ad aprire un ciclo di vittorie. La Casa di Borgo Panigale, soprattutto grazie alle intuizioni di un progettista con Luigi Dall’Igna, ha messo nell’ombra squadre iconiche come Yamaha e Honda. Pecco Bagnaia e Jorge Martin sono stati i protagonisti assoluti delle ultime 2 stagioni, lasciando le briciole agli avversari. Le tecnologie all’avanguardia della Desmosedici hanno fatto da apri pista ai successi anche in altre categorie, tra cui Superbike e Supersport.
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La potenza di una moderna MotoGP
La cilindrata delle attuali MotoGP è di 1.000cc, vantando ben 250 CV. Dal 2027 questi valori saranno cambiati da un nuovo regolamento tecnico. Sotto al serbatoio i ducatisti, campioni in carica, godono di un motore 4 tempi, V4 a 90°, raffreddato a liquido, distribuzione desmodromica con doppio albero a camme in testa e 4 valvole per cilindro. Tali mostri possono superare i 360 km/h.
Si sono raggiunte velocità così elevate che, oggettivamente, stanno diventando anche difficili i sorpassi. Come accade in F1 l’eccessiva ricerca aerodinamica ha portato alla creazione di una quantità di aria sporca che inficia nel gioco di scia. Quando non schermati dal rider successivo si creano dei vortici di aria che rendono difficili traiettorie diverse rispetto a quelle abituali. Si vanno a determinare dei trenini e, sulla distanza di un Gran Premio, si creano gap piuttosto ampi.