L’industria 2.0 dell’Automotive ha, completamente, trasformato gli scenari. Persino i top brand stanno subendo un contraccolpo del capitale umano.
Si è partiti dal presupposto che milioni di automobilisti, abituati al rombo di una vettura termica, fossero aperti alla concezione di passare su silenziose auto elettriche a prezzi proibitivi. Se le EV avessero un costo dimezzato già risulterebbe difficile la transizione per coloro che sono cresciuti a pane e odore di benzina, figurarsi se già una city car supera i 26 mila euro.
Le case produttrici, pur consapevoli dei limiti delle auto elettriche, sono state costrette ad investire in modo massiccio e a puntare le loro fiches su questa tecnologia. Il risultato? I vecchi costruttori sono piombati in crisi. Persino potenti gruppi come Volkswagen hanno compreso l’errore. Per porre rimedio ai problemi causati dal dieselgate hanno proposto sul listino una marea di EV che non hanno registrato ottimi numeri di vendita. A Wolfsburg hanno iniziato a fare dei passi indietro sulla tecnologia alla spina.
Spostandoci a Friedrichshafen, cuore dell’industria automobilistica tedesca, c’è un problema ancor più impattante. ZF, azienda che equipaggia milioni di auto in tutto il mondo, è corsa ai ripari con un piano di ristrutturazione radicale. Entro il 2028, infatti, vi sarà un netto taglio di personale. L’operazione si è resa necessaria a causa del grave crisi del settore. Chissà come l’avrebbe presa il padre fondatore, Ferdinand von Zeppelin, creatore dei famosi dirigibili.
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Auto elettriche, crisi in atto
Entro 4 anni perderanno il posto tra gli 11.000 e i 14.000 addetti della ZF. Dopo il fallimento di Recaro, noto brand produttore di sedili sportivi, vi sono tanti player del mercato che stanno faticando. Persino la Mercedes ha deciso di rimandare i suoi buoni propositi sull’elettrico. Nella stanza dei bottoni europei non avevano riflettuto, adeguatamente, sull’impatto che la transizione green avrebbe avuto sul mercato del lavoro.
Le cause della crisi di ZF sono legate ad una concorrenza sempre più fitta. Sono aumentati i debiti e i conti sono in rosso. La guida autonoma richiede forti investimenti in sistemi all’avanguardia, mettendo a rischio la sopravvivenza di intere divisioni. Il taglio dei posti di lavoro riguarderà i ruoli amministrativi e molti lavoratori esterni. Si parla di 3 mila operatori del quartier generale di Friedrichshafen, Saarbrücken e Schweinfurt (1.500 posti per entrambe). Verranno chiuse delle sedi secondarie di ZF in Germania e in Europa. Un vero disastro per una potente realtà aziendale con sedi in tutto il mondo.