Vi sono storie che per quanto paradossali vi fanno comprendere la mentalità dei vip. Ecco cosa è accaduto ad una Lamborghini molto speciale.
Come si possa dimenticare di possedere una Lamborghini non ci è dato saperlo. Noi comuni mortale, probabilmente, abbiamo a mente persino i modellini di auto con cui giocavamo da bambini. Nel mondo dello show business può accadere di tutto, persino di scordare per 20 anni una delle supercar più belle ed iconiche della storia della Casa di Sant’Agata Bolognese.
Oggi come allora le Lamborghini sono uno status symbol. Vetture che per caratteristiche tecniche ed estetiche hanno lasciato un segno in qualsiasi epoca. Dopo il successo ottenuto con la Miura, Ferruccio decise di puntare su uno stile spaziale che avrebbe fatto le fortune del brand. Le linee tese e spigolose della Countach erano 10 anni avanti alla concorrenza. Il designer italiano, Marcello Gandini, lasciò persino Enzo Ferrari a bocca aperta.
La Countach fu presentata al Salone dell’Automobile di Ginevra del 1971. Disponeva di un magnifico motore 3.929 cm³, ereditato dalla Miura. La versione LP stava per la posizione del motore, longitudinale posteriore, mentre 400 indicava la cilindrata. La Countach presentava una cavalleria di 375-385 CV DIN (280-287kW) a 8.000 giri al minuto. La top speed dichiarata era di 315 km/h. Le performance erano da brividi. Negli anni fu perfezionata a livello tecnico, esaltando le prestazioni anche in curva.
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La Lamborghini Countach abbandonata
La Countach LP400 copriva lo 0 a 100 in 5,4 secondi. Venne valorizzata, maggiormente, nei mitici anni ’80. E’ la progenitrice della Diablo e delle moderne Murcielago, Aventador e Revuelto. Non è chiaro come Carlos Cavazo, frontman del gruppo Quiet Riot nato a Città del Messico negli anni ‘50, abbia potuto dimenticare la sua Countach per 20 anni. Le linee vistose e le prestazioni da urlo attirarono l’interesse di clienti esigenti d’oltreoceano.
Dopo averla acquistata il noto cantante messicano non si è goduto il gioiello emiliano a lungo. E’ stata ritrovata, infatti, piena di ruggine in un parcheggio dopo quasi 20 anni. E’ stato necessario un’opera di restauro completa. Il numero 72 sul motore ha confermato l’originalità della supercar. Per fortuna ha trovato una casa accogliente. E’ stata acquistata da un collezionista che la coccolerà. Il classico colore bianco riporta ad un’epoca d’oro dei motori. La casa emiliana, a partire dal 1998, è interamente posseduta dalla tedesca Audi (Gruppo VW). Per questo motivo gli storici modelli valgono oggi una fortuna.