C’è stata un’epoca in cui l’imprenditoria in Italia era a dei livelli elevatissimi. Scopriamo i patrimoni di Gianni Agnelli e Silvio Berlusconi.
L’Italia oggi non è più il place to be per gli investitori. In passato godevamo di una economia che aveva permesso dei veri e proprio miracoli economici. Eravamo una super potenza e tutti potevano puntare ad un lavoro stabile e all’acquisto di un immobile. Elementi essenziali per un cittadino ma per le attuali generazioni sono diventate utopie. 
Uno dei problemi principali è rappresentato dalla decentralizzazione delle attività all’estero. Nel boom dell’industria delle quattro e delle due ruote le realtà aziendali comandate da Gianni Agnelli avevano sedi nel Belpaese. Il rampollo della famiglia piemontese riuscì ad espandere il business di famiglia, inglobando prestigiosi marchi, quali Alfa Romeo, Ferrari, Lancia, Maserati e tantissimi altri. Se la FIAT è stata la prima scelta sino ad oggi degli italiani molto del merito è suo.
Gianni Agnelli ha avuto una vita caratterizzata più da alti che da bassi. Ha portato avanti le attività di famiglia con una passione e determinazione che sembra mancare ai suoi successori. Del resto il suo erede designato, John Elkann, non ha fatto altro che cedere alle lusinghe francesi di PSA e spostare il cuore industriale all’estero. Figlio di Edoardo Agnelli e di Aniceta Frisetti, Gianni ha guidato la FIAT nel nuovo millennio, senza perdere di vista i valori impartiti da suo nonno.
Il confronto con Silvio Berlusconi
Le condizioni economiche di partenza sono state molto diverse. Silvio Berlusconi si è costruito da solo un impero, partendo da una famiglia benestante ma non ricca. Il milanese ha lasciato ai suoi discendenti un patrimonio impressionante. Secondo Forbes, Silvio Berlusconi, prima della scomparsa nel 2023, aveva accumulato un patrimonio di 7,1 miliardi di dollari, era il 352esimo uomo più ricco del mondo e il terzo più ricco d’Italia. L’ultimo bilancio alla holding Fininvest, presentato nel 2021, annunciava 4,9 miliardi di patrimonio netto, mentre la quota dell’ex presidente del Consiglio ammontava a quasi 3 miliardi. 
La posizione economica di Gianni Agnelli prima della sua morte era ben diversa. Solo l’oro della famiglia piemontese valeva 10 miliardi. Tutta l’eredità miliardaria passò, direttamente, in capo ai nipoti della figlia Margherita. Nel 2004, un anno dopo la morte del padre, Margherita firmò un accordo con il quale rinunciò all’eredità in cambio di beni per un miliardo e 275 milioni di euro. Somme spaventose che vi lasciano intuire come Agnelli fosse, decisamente, più ricco di Berlusconi.