Il colosso multinazionale Stellantis mette nel mirino del Gruppo gli States ancora una volta: le ambizioni della holding non si fermano.
Ormai il futuro del mondo dell’automobilismo sotto il profilo organizzativo, commerciale e della distribuzione in altri paesi è ben delineato; le aziende si riuniscono in grandi gruppi che sono molto più capaci di fare fronte a momenti di crisi rispetto ad un singolo brand isolato che ha meno fondi e meno entrate. Realtà come il Gruppo Volkswagen che tra gli altri marchi possiede SEAT, Skoda e Audi o come il Gruppo Stellantis, titolare di marchi come Fiat, Chrysler e Peugeot, sono sicuramente più potenti dei marchi isolati che esistevano un tempo.
Nondimeno, le ambizioni di quest’ultimo nome non si fermano qui. Negli ultimi anni il Gruppo Stellantis ha conosciuto un enorme crescita andando ad inglobare, tra l’altro, il Gruppo FCA – comprensivo di Chrysler, Jeep, FIAT, Alfa Romeo e Lancia – la francese PSA che ha dato origine a questa fusione e anche alcuni nomi che vengono da tutt’altre realtà. Ad esempio, da un colosso negli States che sta conoscendo un lungo ma inevitabile declino, secondo alcuni economisti.
All’interno del gruppo troviamo infatti anche un brand come Opel, casa tedesca che ha conosciuto una parentesi statunitense: dal 1929 al 2017 infatti l’azienda è stata parte integrante di un grande gruppo industriale americano, un tempo un colosso capace di sfidare direttamente realtà come Ford e la stessa Stellantis, almeno prima degli scioperi che mesi fa hanno messo tutti e tre questi grandi nomi in difficoltà: l’ipotesi di una fusione è nell’aria.
Stellantis mette gli occhi sul colosso americano, le indiscrezioni
Il colosso di cui stiamo parlando è ovviamente General Motors, importante realtà che ha letteralmente dato vita al mercato dell’automobile negli Stati Uniti in tempi non sospetti. L’azienda ha visto fallire tanti suoi marchi negli ultimi cinquant’anni – gli ultimi nomi a lasciarci sono stati Oldsmobile nel 2004, Saturn e Pontiac, entrambi chiusi nel 2010 – e, in generale, non se l’è passata bene tra crisi dei microchip, vendite a rilento e scioperi dei lavoratori.
Si è parlato in questi giorni di possibili accordi tra i due colossi o addirittura di una fusione: che cosa c’è di vero? Tutto è nato da un’analisi dell’Analista Finanziario Michael Foundoukidis che ipotizza questa mossa come soluzione per incrementare le vendite all’estero: “I profitti di GM sono inferiori a quelli del Gruppo Stellantis”, avrebbe riflettuto l’economista in una dichiarazione presto rimbalzata su tutti i quotidiani del settore “Ma le vendite di Cadillac, Buick e Chevrolet negli USA sono molto elevate”. Tra l’altro, molti di questi brand – come Chevrolet che ci ha lasciato nel 2013 – non sono neanche attivi nel vecchio continente.
Paragonando i due colossi in effetti, GM ne esce con le ossa rotte: Stellantis ha fatturato circa 189,5 miliardi di dollari nel 2023 accrescendo il fatturato del 6% rispetto all’anno precedente. General Motors si è fermata a 171,8 miliardi di dollari, una cifra elevatissima ma che si riferisce soprattutto al mercato americano, con pochi excursus su quello europeo dove poi le case cinesi stanno iniziando a crescere.
Da qui a parlare di una fusione ce ne passa, anche perché da entrambe le parti in causa non ci sono state conferme di nessun tipo né indiscrezioni che facciano pensare ad una mossa del genere. L’analisi di Foundoukidis però ha stuzzicato la stampa e ci ha messo davanti ad una possibilità che va considerata. Del resto, immaginate cosa potrebbero fare assieme questi due giganti del mondo dei motori. Forse, anche arginare lo strapotere della Cina non sarebbe più così utopico.