Brutta notizia per DR, ha fatto una cosa che non doveva e adesso ne pagherà le conseguenze. La multa in arrivo è molto alta.
Di certo dalla pandemia in avanti il settore automobilistico è cambiato molto. Il blocco quasi totale del mercato e l’impossibilità, per circa due anni, di far circolare normalmente i pezzi di ricambio e la micro-componentistica, ha fatto sì che le aree dove è maggiore la presenza delle materie prime utili per la realizzazione delle macchine avessero la meglio. Dunque, nel giro di poco tempo, se tutti i costruttori fino ad allora avevano potuto esprimersi senza problemi, oggi la Cina impera, ricoprendo un ruolo cruciale anche in Europa, dove fornisce il materiale a moltissime Casa.
Nell’ultimo decennio, poi, proprio per questo peso sempre più importante del Dragone, sono nate e si sono sviluppate compagnie che di fatto assemblano veicoli provenienti da quella zona rilasciandoli con un nome proprio e rendendo, ai meno esperti, impossibile individuare la reale provenienza degli stessi. A tal proposito, in questi giorni ha fatto grande clamore la notizia riguardante la Dr Automobiles, appena multata con una cifra davvero importante per aver compiuto un’azione che non doveva, il tutto a svantaggio dell’utente finale.
Per DR multa da record, cosa è successo e perché
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso di infliggere alla nota azienda con base a Macchia d’Isernia due sanzioni per un totale di 6 milioni di euro per aver indicato l’Italia come luogo di realizzazione delle vetture che immette sul mercato con i loghi DR ed EVO, anziché la Cina. Per di più, non sarebbero stati garantiti i ricambi e neppure l’assistenza post vendita tramite i concessionari e le officine autorizzate. Da quanto si apprende, il marchio non avrebbe ben accolto la decisione dicendosi pronto a ricorrere in appello.
Per l’Antitrust, in verità, la pratica messa in atto non sarebbe per nulla una novità, ma addirittura sarebbe partita nel dicembre 2021, quindi nel bel mezzo della crisi legata al Covid, tramite la diffusione di messaggi e comunicazioni commerciali ingannevoli, volti a convincere gli automobilisti dell’essenza italiana del prodotto. Forse proprio per questo motivo da allora sarebbe stato riscontrato un netto incremento delle vendite. Raggiunte dalle notifiche i due rami dello stesso nucleo aziendale avranno 60 giorni di tempo per intraprendere iniziative contrarie a quanto fatto finora.