Chi monta i Motori Minarelli? Dietro c’è un colosso giapponese

Motori Minarelli è uno dei marchi storici italiani. Anche in questo caso però i giapponesi sono entrati alla carica.

Il periodo del boom economico in Italia è coinciso con il periodo che è intercorso tra gli anni ’50 e i ’60. Un momento iconico nella storia del Belpaese, tanto è vero che sono nate tantissime fabbriche motoristiche di ottima caratura, oltre che un’eccezionale realtà come la Motori Minarelli nata in quel di Bologna.

Motori Minarelli, chi monta i motori
Moto Minarelli (Media Press) – Fuoristrada.it

In questo caso siamo di fronte a un mito assoluto, anche perché il proprio intento è sempre stato quello di dedicarsi prettamente ai motori, dopo un inizio nel quale si cercava di realizzare complessivamente una moto. In un primo tempo il progetto riguardava le moto di piccola cilindrata, dunque riusciva a collegarsi con molte aziende italiane.

Gli anni ’50 e ’60 erano quelli del boom economico, ma allo stesso tempo i traumi della Guerra portavano a un concetto di risparmio decisamente accentuato rispetto a oggi. Il primo cambiamento della fabbrica avvenne nel 1967, quando si spostò in quel di Lippo, con la produzione che era di circa 200 mila motori l’anno. Tutto però cambiò nel momento in cui morì Vittorio Minarelli, ovvero il suo fondatore.

Gruppo Yamaha acquista Motori Minarelli: ecco le dinamiche

Quando morì Vittorio Minarelli, la società passò nelle mani del figlio Giorgio e questi decise di vendere delle quote alla Yamaha, colosso che in MotoGP oggi fatica. Da allora infatti Motori Minarelli fa parte della casa giapponese di Iwata, con l’accordo che prevedeva la produzione di motori a quattro tempi e una serie serie di propulsori con variatore automatico che dovevano essere montati sugli scooter.

Gruppo Yamaha acquista Motori Minarelli
Motori Minarelli nel Gruppo Yamaha (Motori Minarelli Press Media – fuoristrada.it)

I risultati furono sensazionali fin da subito, con Motori Minarelli che divenne il principale produttore mondiale di questo genere di motori, con circa 450 mila esemplari l’anno. Il passaggio definitivo al Gruppo Yamaha avvenne nel 2001, anno in cui la casa giapponese ne rilevò tutte le quote, me il tutto durò meno di 20 anni.

Il secondo grande cambiamento avvenne nel 2020, con la Fantic Motors che acquisì tutto il 100% delle quote azionarie della Yamaha. Il legame con Iwata però non si è spezzato, anzi è rimasto comunque molto solido, considerando infatti come nel giugno 2023, arrivò l’accordo con Yamaha Motor Europe per la produzione di ben 10 mila e-Bike della Yamaha Booster. Si trattava di un progetto che avrebbe ricalcato quello della Fantic Issimo, con il successo non poteva di certo mancare.

Gestione cookie