Le auto elettriche hanno tanti vantaggi, ma anche inaccettabili problemi. Per ovviare ai problemi di sicurezza sono state inventate delle soluzioni all’avanguardia.
Elettrico si, elettrico forse, elettrico no. Sembra essere questa la scala di decisioni che sta determinando un escalation negativa della tecnologia alla spina. Inizialmente l’hype per le EV è risultato alto. Brand come Tesla, BYD e altri nuovi marchi hanno fatto faville sul mercato. Poi è iniziata una decrescita, causata anche dalla crisi economica legata alla pandemia e dall’invasione russa in Ucraina che ha accresciuto anche il prezzo dell’energia.
Il passaggio da un’auto tradizionale ad una elettrica non è stata più una priorità assoluta. Gli allarmi sulla sicurezza delle EV hanno frenato anche i progressisti green. Nella sostanza gli incidenti a bordo di auto elettriche hanno un impatto, totalmente, differente rispetto a quello delle vetture con motori a combustione interna. Le EV possono prendere fuoco anche svariate ore dopo l’impatto. Per di più il prezzo di acquisto e riparazione è proibitivo, mentre le sensazioni alla guida sono tutt’altro che da sogno, salvo rare eccezioni.
I pacchi batterie agli ioni di litio possono essere anche rischiosi. Non vi stiamo dicendo che le auto tradizionali non possano prendere fuoco, ma i rischi e le pratiche sono diverse. Spegnere un incendio derivato da una batteria non è, esattamente, agevole come il fuoco derivante dai carburanti tradizionali. Per questo motivo le EV vanno lasciate sotto osservazione, anche per un lasso di tempo lungo.
Auto elettrica, largo ai container
Quando una EV ha un incidente si possono verificare principi di incendio anche a distanza di giorni. La società di protezione antincendio EmiControls ha avviato una collaborazione con Porsche Italia per creare aree di quarantena per le vetture alla spina. L’obiettivo del gruppo è prevenire il rischio di incendio delle fughe termiche determinante dalle batterie al litio.
Sono stati dislocati, presso alcune delle concessionarie Porsche, dei Q-Containers. Parliamo di mastodontiche installazioni che dovranno accogliere le auto incidentate della casa di Stoccarda. Le EV prodotte dalla Porsche sono ad altissime prestazioni e la possibilità che possano incorrere in avarie è elevata.
Un piccolo errore alla guida e ci si ritrova a lasciare la vettura in un containers per giorni. Dopo un crash o anche solo a causa di un malfunzionamento della tecnologia agli ioni di litio si possono avere degli effetti devastanti. Il pericolo non si limita solo all’auto interessata, ma anche a quelle parcheggiate vicino. Per questo motivo si richiede il monitoraggio costante dei veicoli elettrici, per un minimo di 5 giorni, così come l’utilizzo di Aree di Quarantena Tecnica (Aqt) ad alta tecnologia.
Vanno messe a distanza di sicurezza da altri veicoli o edifici e lasciate in osservazione anche per 15 giorni. Vorrebbe dire che, in ciascun containers, potrebbero esserci sole due auto alla spina al mese. Se tutto il mondo iniziasse a girare su auto elettriche, come verrebbe gestita la questione? In caso di problemi, ad esempio, di una Taycan verrà trasportata al concessionario Porsche Italia più vicino e posta all’interno del container per il lungo monitoraggio.
I containers di EmiControls per l’isolamento garantito delle EV danneggiate si possono installare a soli 5 metri da concessionari, circuiti e spazi evento del brand tedesco, ma il discorso avrebbe una incidenza anche su altri marchi. Il sistema prevede l’abbattimento dei fumi tramite l’uso di nebulizzatori. Nei casi peggiori si avvierà un sistema di allagamento nella struttura adibita, ossia il metodo necessario a raffreddare le batterie agli ioni di litio in totale sicurezza. Può essere sostenibile la creazione di piscine in ogni dove per risolvere i problemi delle auto?