La Lancia è tornata protagonista, nel 2024, con il lancio della nuova Ypsilon. Ora è tempo di rispolverare un’icona del passato.
La Lancia, nel corso della sua lunga storia, è riuscita ad affermarsi in più segmenti. Negli ultimi anni, purtroppo, la produzione si è limitata alla sola Ypsilon. Quest’ultima ha trainato i fatturati del brand torinese per anni, diventando una delle utilitarie italiane più vendute di sempre. Gli appassionati della Lancia vorrebbero poter riprovare il brivido di guidare una sportiva nuda e cruda.
Il primo pensiero va alla prima serie della Delta, in grado di far sognare intere generazioni grazie alle vittorie in pista, ma c’è stato anche un altro modello capace di lasciare tutti a bocca aperta. Parliamo della 037 che sostituì la mitica Stratos e venne costruita, dal 1982 al 1983, nello stabilimento Lancia di Borgo San Paolo a Torino per prendere parte al Campionato del mondo rally.
La Lancia Rally 037 nacque da un prototipo concepito dall’estro dell’ing. Sergio Limone sotto la guida del direttore sportivo FIAT dell’epoca, Cesare Fiorio. Con le nuove norme regolamentari c’era l’esigenza di costruire un nuovo modello. Era un’epoca d’oro per i motori italiani e al progetto parteciparono Lancia, Pininfarina, Dallara e Abarth, riprendendo l’evoluzione della Fiat 030, costruita dalla Abarth nel 1977. Alla presentazione la vettura lasciò tutti a bocca aperta. La nuova Ypsilon ha sorpreso i giovani per soluzioni all’avanguardia, ma un tempo erano le sportive a far sognare.
Sulla base del telaio della Lancia Beta Montecarlo Turbo da pista, con il tocco di quel genio di Pininfarina, nacque una delle vetture più potenti della storia del brand. Sotto il cofano c’era un quattro cilindri in linea da 1995 cm³ di cilindrata, 16 valvole e sovralimentato da un compressore volumetrico volumex che sprigionava di serie, 205 CV capaci di far volare la 037 a oltre 220 km/h. Lo 0 a 100 km/h era coperto in meno di 7 secondi. Equipaggiava sospensioni a quadrilatero come per i modelli da pista anziché del tipo MacPherson. L’auto si aggiudicò il titolo mondiale del 1983. Fu l’ultima auto a 2 ruote motrici a conquistare il mondiale rally e l’unica a non avere trazione integrale. Rappresentò la base anche del motore Volumex turbo della Delta S4.
Lancia, ritorno al passato
Gli anni sono passati, ma coloro che hanno vissuto quella generazione di motori e di linee avranno un colpo al cuore quando vedranno la Kimera. Il nome rappresenta già un richiamo al passato. EVO38 sta proprio per evoluzione del modello precedente. Verrà presentata in tiratura limitata di 38 esemplari per pochi collezionisti molto fortunati. E’ nata per far ribattere l’animo sopito dei puristi dei motori termici. Le linee sono molto simili alla sua progenitrice, reinterpretate in chiave moderna.
La vettura ha una impostazione da Gruppo B degli anni ’80 con ammortizzatore centrale con la doppia molla laterale, e uno schema push rod. La EVO38, svelata al Salone di Ginevra 2024, a differenza della 037, presenta la trazione a quattro ruote motrici, creata attraverso un sistema di controllo della ripartizione e di blocco elettroidraulico dei differenziali all’avanguardia. Date una occhiata al video in basso del canale YouTube DPCcars.
La soluzione consente una taratura dei differenziali direttamente dall’abitacolo, garantendo all’automobilista la possibilità di gestire il blocco dei differenziali. L’idea è spettacolare perché permette di escludere il differenziale anteriore per avere il gusto di una vettura a trazione posteriore. La Kimera EVO38 ha più anime in una. Grazie all’lifting system riesce ad adattare l’altezza da terra dell’auto a condizioni diverse dalla guida su strada.
Può essere una bomba pista, così come risultare agile sulle superfici sconnesse. Il cambio è manuale a 6 marce, ma i tecnici sono a lavoro per una versione di cambio sequenziale elettro-attuato ad innesti frontali. In comune con la sua progenitrice c’è un peso piuma di circa 1.100 kg, grazie all’adozione della fibra di carbonio e titanio. A far divertire saranno gli oltre 600 cavalli con un incremento di coppia di circa 580 Nm, disponibile già dai bassi regimi, per mezzo di una fasatura variabile da sogno.