L’Alfa Romeo ha una storia molto vincente nel mondo delle corse, ma nel WRC non c’è mai stato il grande salto. Ecco quando fu sfiorato.
Il mondo delle quattro ruote italiano ha nelle competizioni, anche se forse per alcuni brand come Lancia dobbiamo parlare al passato, una delle sue massime espressioni di sempre. L’Alfa Romeo per esempio è un vero e proprio mito, venerato da tantissimi fan, che ha avuto una storia vincente anche nel mondo delle corse. Il Biscione vinse il primo mondiale di F1 nel lontano 1950 con Nino Farina, per poi ottenere successi in tantissime altre categorie del motorsport, esaltando i milioni di appassionati sino a pochi decenni fa.
Al giorno d’oggi, l’Alfa Romeo non è più impegnata in programmi sportivi, ed ha anche terminato la sponsorizzazione della Sauber in F1. Il sogno, ad oggi, sarbbe per i fans quello di entrare nel circuito FIA WEC in futuro, ma tutto dipenderà dalla situazione finanziaria. In passato, c’è stato un momento in cui si parlò perfino di un ingresso nell’olimpo del mondo dei rally, ma poi tutto svanì proprio a seguito di problemi economici. Andiamo a vedere la storia di un’auto che poteva diventare leggenda.
Oggi vi parleremo di un modello che poteva seriamente fare la storia di casa Alfa Romeo nel mondo delle corse, vale a dire l’Alfa Romeo Alfasud Sprint 6C, una belva che inizialmente doveva montare un propulsore in posizione posteriore ma in seguito alla vittoria dell’Audi Quattro in categoria venne riprogettata con trazione integrale e motore centrale.
Quando nacque, l’idea era quella di iscriverla al mondiale rally nel clamoroso Gruppo B, con l’obiettivo di giocarsi il titolo iridato. Si tratta di una categoria nella quale la casa di Arese non ha mai primeggiato, al contrario, invece, di Lancia e Fiat che hanno una lunga tradizione in questo campo.
Ettore Massacesi volle fortemente questa vettura, che venne sviluppata alla fine degli anni Ottanta partendo dalla Alfasud di serie ovviamente, per cercare di riscattare i deludenti risultati ottenuti dal Biscione nelle esperienze passate nel tipo di disciplina. Dal 1982, in questo campionato erano in vigore i regolamenti delle spettacolari, quanto pericolose e potenti, Gruppo B. Per questo, ad occuparsi del progetto fu l’Autodelta, sotto la gestione dell’esperto Carlo Chiti, che dovettero realizzare questo modello.
La vettura viene sviluppata con caratteristiche tecniche ottimali, che fanno registrare la velocità massima di 215 km/h nei test svolti, dopo aver scelto la stessa configurazione della Lancia 037, con un motore V6 da 160 cavalli che sembra un’arma vincente da subito. Tuttavia, le modifiche di cui abbiamo parlato dati i successi ottenuti negli anni precedenti dalla grande rivale Audi Quattro portano il progetto a costare sempre più tempo e soldi al Biscione.
Tutto sembrava pronto per il debutto dell’Alfa Romeo nei rally, ma proprio in quel periodo, con i test in corso d’opera, il sogno svanì tutto insieme. Il motivo era legato alla difficile situazione economica del Biscione, che poi verrà acquistato dalla Fiat nel 1986. Proprio per questo motivo, venne deciso di tagliare la produzione di molti modelli dalla gamma. Alla fine purtroppo anche il programma sportivo dell’Alfasud Sprint 6C viene eliminato. Di lì a poco tempo, anche Lancia abbandonerà i rally dopo i successi della Delta, ponendo fine ai trionfi italiani in questa disciplina.
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