Vi sono vetture iconiche che sono sfruttate come vero e proprio laboratorio per esperimenti tecnici folli. Ecco cosa è accaduto a questo Maggiolino.
Nel mondo vi sono vetture stradali normalissime trasformate in autentiche belve da corsa. Certi mezzi possono circolare solo in pista perché presentano delle potenze spropositate. Vi sono norme chiare che regolano sia la personalizzazione delle parti meccaniche che quelle di design dei veicoli. La sostituzione degli elementi tecnici con altri conosciuti come aftermarket, ovvero non prodotti dalla casa madre, ha avuto un impatto sulle gen passate.
Oggi i ragazzi non hanno nemmeno più le possibilità economiche per acquistare, figurarsi modificare i propri mezzi. Un tempo, negli Stati Uniti, c’era la modo di andare a personalizzare ogni dettaglio. Nel Paese del Sol Levante scoppiò il trend delle JDM, vetture nate per essere modificate allo scopo di renderle uniche. Il fenomeno è così cominciato con le muscle car degli anni ’60 negli States e si propagato, a macchia d’olio, dappertutto. L’Italia è stata influenzata dal fenomeno, nei primi anni ’90 e 2000, anche con le pellicole americane sui grandi schermi. Il nostro CdS non ammette modifiche, salvo poche eccezioni che vanno registrate.
L’omologazione delle auto con i nuovi elementi risulta piuttosto ardua a causa di un iter lungo e complicato. In Italia non si possono fare delle modifiche al motore, all’assetto per trasformare banali utilitarie in bolidi adatti a distruggere record in pista. Almeno alle nostre latitudini non si può circolare con un’auto che emette un rumore che disturberebbe gli altri.
Un Maggiolino tutto matto
La vettura più iconica del brand Volkswagen è nata per motorizzare un intero popolo. Oggi deve affrontare l’offensiva della Cina. Fu voluta, espressamente, da ad Adolf Hitler che voleva ridurre il gap tra la classe benestante e quella dei lavoratori. Nacque proprio per coloro che si sentivano esclusi e non potevano usare un mezzo di trasporto. L’auto fu così venduta che divenne uno dei maggiori successi commerciali della storia.
Un modello del 1963 è stato creato, usando una carrozzeria ancora in buono stato e un telaio tubolare personalizzato costruito da Eric Langbein. Il telaio vanta delle sospensioni completamente indipendenti con cremagliera dello sterzo, freni a disco sulle quattro ruote e ammortizzatori regolabili Penske. Tutto è portato oltre il limite per performance da brividi. Lo scatto è bruciante e ora capirete il perché.
Nella parte posteriore spicca un Porsche flat-four da 2300 cc. Un motore centrale elaborato da Jake Raby. Il propulsore è impreziosito con valvole sovradimensionate, albero a camme potenziato e compressione 13:1. Raffreddato ad aria, questo motore Porsche sprigiona 196 CV, abbinato ad un cambio manuale a cinque velocità della Porsche 901. Si tratta di un progetto magnifico, nato per siglare dei veri e propri primati di accelerazione in pista.
Nelle auto sportive il peso conta tantissimo. Il Maggiolino è già di per sé leggero, poi tutti elementi superflui sono stati smontati per renderla ancor più scattante, grazie al potente motore Porsche. Nel video in alto del canale YouTube Grassroots Motorsports vi sono tutti i dettagli del progetto. Rimarrete senza parole per le prestazione di questo Maggiolino.