Una notizia clamorosa ha colpito il mondo delle quattro ruote, con un maxi risarcimento che vedrà come beneficiario un grande marchio.
Le polemiche sono sempre di turno al giorno d’oggi, in qualsiasi ambito della nostra vita. Oggi vi parleremo di un caso di risarcimento che ha del clamoroso, e che fa realmente riflettere su cosa ci sia dietro al settore dell’automotive, ovvero tantissime complicazioni ed anche rischi importanti da dover correre, e che in molti casi causano perdite economiche enormi.
Per fortuna, possiamo anticiparvi che nessun marchio italiano è coinvolto, dal momento che la storia riguarda un costruttore che, probabilmente, nemmeno avrete mai sentito nominare. Di certo, i soldi incassati sono una vera e propria fortuna, e potrebbero fare la differenza nel futuro di questo costruttore, che anni fa subì una sorta di truffa per la quale i colpevoli hanno ora pagato.
Il marchio che si è visto recapitare un risarcimento che ha del clamoroso è poco noto dalle nostre parti, dal momento che viene da molto lontano. Stiamo parlando dell’indiana Tata Motors, che in passato era nota come TELCO. Essa produce auto e veicoli commerciali, e la sua fondazione avvenne nel 1945 a Mumbai, per cui, non parliamo di certo di un marchio troppo moderno, ma di un vero e proprio pezzo di storia del settore automotive del paese asiatico.
Pensate che la West Bengal Industrial Development Corporation, agenzia statale del Bengala occidentale, sarà costretta a pagare un maxi-risarcimento alla suddetta Tata. Il motivo? La casa indiana deve esere risarcita per la perdita di grandi investimenti relativi ad un impianto automobilistico che era in fase di costruzione, ma il processo fu interrotto nel 2008 e non riprese mai più, bruciando miliardi di dollari.
La notizia è stata annunciata proprio dalla Tata, che ha redatto un comunicato stampa in queste ultime ore, parlando di un risarcimento che sarà addirittura miliardario. A prendere la decisione è stato un collegio arbitrale di tre membri che ha deciso cosa bisognava fare, dopo aver valutato quanto accaduto ormai ben 15 anni fa. La Tata intentò la causa contro l’agenzia del Bengala poco dopo la chiusura dell’impianto in costruzione, e dopo tutti questi anni si è giunti ad una conclusione.
In quello stabilimento in costruzione, sarebbe dovuta entrare in produzione la piccola utilitaria Nano, con la Tata che impiegò qualcosa come 10 miliardi di rupie nella costruzione, che poi fu interrotta dalla suddetta agenzia. I lavori erano in corso presso Sangur, ed è davvero incredibile pensare che la Nano, poi costruita presso un altro centro specializzato, si rivelò un vero e proprio flop, visto che le sue forme non furono di gradimento del pubblico.
In sostanza, l’agenzia del Bengala Occidentale ha bloccato dei lavori che si sarebbero poi rivelati inutili, ed ora sarà costretta a sborsare una cifra davvero assurda. La Tata, tuttavia, ha avuto giustizia dopo un periodo di tempo lunghissimo, che ricorda e neanche troppo vagamente la burocrazia italiana. Il colosso indiano ha vinto la sua battaglia finale.
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