Le auto cinesi si stanno diffondendo anche sul mercato italiano, dati i prezzi crescenti dei marchi storici e quelli in linea con le esigenze del popolo delle vetture elettriche del Dragone Rosso.
Piaccia o non piaccia, l’Italia dovrà adeguarsi ai numeri sull’elettrico di Paesi europei che stanno investendo, massicciamente, su questo tecnologia. Senza considerare le Nazioni del Nord Europa che, ben prima della dead line del 2035, presenteranno un parco auto full electric, ci si confronterà con Germania, Francia e altre realtà in cui la diffusione sta avvenendo.
In Francia hanno già compreso che il boom ci sarà ma potrebbe essere a tutto vantaggio dei produttori cinesi. Il motivo? Auto economiche e che rispondono alle esigenze basiche della fascia media. La colpa è anche della politica e dell’industria dell’Automotive. Hanno portato a ridurre l’intera filiera ad un business. Hanno ridotto l’automobile ad uno smartphone a quattro ruote, e senza rendersene conto anche le più grosse case costruttrici al mondo sono state fregate dal sistema green.
Si sono dovute reinventare con tutti i problemi legati ad una immagine che era legata al termico. Molti produttori americani e cinesi, invece, semplicemente sono partiti da zero. Se un tempo si faceva un ostruzionismo di massa ad accettare le vetture cinesi, oggi si aspettano con una certa urgenza. Lo stesso è avvenuto anche nel settore moto. Del resto i mezzi cinesi hanno tutto per sfondare in un Europa in ginocchio sul piano economico.
Le auto, in generale, non rappresentano più uno status symbol. Si tratta di un mezzo che partire da un punto A ed arrivare ad un punto B. Il concetto del possesso è cambiato e brand come Google, Uber, Xiaomi hanno già investito sul mercato alla spina. In sostanza si è fatto solo un enorme piacere a colossi che possono produrre EV a basso costo, considerate le condizioni pessime dei lavoratori e la presenza delle materie prime. Se le batterie sono il futuro, il Paese del Dragone Rosso sarà la potenza incontrastabile.
Il progetto di Xiaomi
Stanno sbucando come funghi tantissimi marchi che prima nessuno conosceva o erano famosi nella specifica nicchia del settore della tecnologia. I cellulari Xiaomi sono diventati diffusi anche in Italia. Un tempo sarebbe stato impensabile per un produttore di computer, tablet e smartphone lanciarsi, ad altissimi livelli, nel settore dell’Automotive. Si chiamava con il codice MS11 la proposta Xiaomi ma ora è nota con il nome SU7. Date una occhiata al video in basso del canale His&Evo.
Si tratta di una berlina a batteria con lunghezza, altezza e larghezza rispettivamente di 4.997, 1.963 e 1.455 mm e un passo di 3.000 mm. Pensata in tre diverse versioni, chiamate SU7, SU7 Pro e SU7 Max, l’auto della multinazionale cinese ha due motori differenti: a trazione posteriore, da 220 kW, e a trazione integrale, da 495 kW (220+275 kW). Il pacco batteria può essere al litio-ferro-fosfato (LFP) di BYD, per la versione economica, e al nichel-manganese-cobalto (NMC) di CATL, per la versione più cara.
Il progetto sarà ultimato a dicembre, con le prime consegne previste a febbraio prossimo in Cina. Performance? Si va da un peso di 1.980 kg e 210 km/h a 2.205 kg e 265 km/h. E’ innovativa? No, appare un’auto simile a tutte le ultime uscite da un car market asiatico sempre più spersonalizzante.