Ricordare la prima multa della storia potrebbe far sorridere qualcuno. Il motivo è veramente inconcepibile ai giorni d’oggi
La prima carrozza a vapore è da attribuire al francese Nicholas-Joseph Cugnot (Treccani), nel 1769, il quale ideò un mezzo che tentava di andare oltre alla secolare carrozza a cavalli, creando un veicolo che riuscisse a circolare senza la necessità di essere trainato. Inizialmente, le automobili erano lentissime, scomode e possedevano dei motori inaffidabili, alché in pochi scommettevano sulla possibilità di uno sviluppo idoneo al transito migliore di quello sempre usato fino a lì con i cavalli.
Eppure, la tecnologia ha iniziato a fare i suoi passi, riuscendo a convincere nel tempo anche i più scettici. Una volta che è riuscita a creare dei modelli sempre più adatti alla circolazione, grazie soprattutto ai motori a scoppio alimentati con sostanze derivanti dal petrolio, l’auto è divenuta fondamentale in epoca moderna. Erano i primi dell’Ottocento quando venivano sperimentati e sviluppati i migliori metodi per poter trasmettere energia alle macchine.
Inizialmente, però, quando le prime automobili furono costruite in maniera sempre più idonea al transito, erano divenute oggetti di lusso. L’ingegno di Henry Ford, poi, mise in piedi la catena di montaggio, il che permise di poter fornire gran parte dei cittadini di questo mezzo di cui oggi proprio non possiamo fare a meno. Con il traffico, poi, arriva l’ideazione del codice stradale e di qui parte la prima multa che andremo a descrivere in seguito.
In che modo è arrivata la prima contravvenzione della storia
Siamo alla fine del diciannovesimo secolo, quando l’auto stava cominciando pian piano a prendere piede tra i cittadini. Il 28 gennaio dell’anno 1896, però, uno di essi venne multato per un’infrazione che oggi può solo far sorridere.
Ci troviamo ad East Peckham, ossia nel Regno Unito, quando Walter Arnold sfrecciava a tutta velocità per le strade della città, a 13 km/h. Il limite consentito dalla legge nell’area in cui stava transitando era appena di 3 km/h e gli agenti che hanno notificato questa infrazione si sono immediatamente cimentati in uno dei primi inseguimenti della storia.
Il poliziotto, a bordo della sua bicicletta, è riuscito a raggiungere lo “spericolato” conducente e gli ha comminato una multa, di cui però non si conosce la cifra. Ciò che lascia interdetti è come sia riuscito l’agente a notificare tale andatura, visto che neanche possedeva un contachilometri su un’altra auto, ma forse lo aveva montato sulla bici. Comunque sia, a quei tempi, il limite consentito in città era di 3 km/h, mentre nelle strade statali di 6 km/h.