Nella Motor Valley la rivalità tra le due case di lusso più note al mondo è ancora un tema attualissimo. Ecco lo screzio tra Lamborghini e Ferrari da cui è stato generato tutto.
I dualismi non hanno bisogno di grandi provocazioni. A volte possono essere dettati anche da atteggiamenti fuori dalle righe o bastano poche semplici parole. Quando a confrontarsi sono due geniali imprenditori emiliani, il tutto, acquisisce ancora più gusto. Da una parte del ring, Ferruccio Lamborghini, nato a Renazzo nel 1916, mentre nell’altro angolo Enzo Ferrari, modenese, classe 1898.
Il produttore dei trattori ebbe da ridire sulla produzione delle Ferrari. Un giorno, dopo aver avuto un problema tecnico con la frizione, si recò a Maranello per lamentarsi. Secondo Ferruccio l’elemento era troppo piccolo per le supercar del Cavallino e suggerì di studiare una soluzione ad Enzo. Quest’ultimo non amava che qualcuno gli impartisse consigli su i suoi gioielli.
Il Drake replicò: “Il problema non è la frizione, il problema è lei che non sa guidare le Ferrari e rompe la frizione“. A quel punto iniziò un rapido battibecco tra i due pesi massimi. Ferruccio si adirò ed Enzo annuncio: “Che vuol saperne di auto lei che guida trattori?”. Frasi che rimasero impresse nella memoria del nativo di Renazzo. A quel punto, senza colpo ferire, ritornò a casa e comunicò alla moglie che avrebbe costruito delle automobili perfette, senza difetti. Date una occhiata all’ultima Lamborghini.
Nonostante fosse un periodo di grande espansione per il Belpaese, convertire una azienda di successo per i macchinari agricoli in una relativa alle auto da corso rappresentò un salto nel vuoto. Nel 1963 Lamborghini cominciò una sfida entusiasmante con il Drake. Scelse di creare la sua prima automobile nel nuovo stabilimento di Sant’Agata Bolognese. Fece le cose in grande dopo l’offesa ricevuta per la contestazione alla Ferrari 250 GT.
Con l’espansione del business Ferruccio convocò i migliori tecnici dell’epoca per il suo primo gioiello. Agli ordini arrivò il progettista di motori, ex Ferrari, Giotto Bizzarrini, Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani specialisti di telai e il designer Franco Scaglione. I geni misero insieme un’auto che, stranamente, non lasciò il segno.
La 350 GTV, una Gran Turismo Veloce 3,5 L di cilindrata, dopo intensi lavori, fu presentata nel 1963 al Salone dell’automobile di Torino. Il prototipo aveva un prezzo di 5.800.000 lire, una prezzo da capo giro per l’epoca. L’auto aveva un V12 anteriore longitudinale, a doppio albero a camme in testa, 6 carburatori Weber 40DCOE, 24 valvole, 2 per cilindro, di alesaggio 77,0 mm, corsa da 62,0 mm e lubrificazione a carter secco.
L’auto non fece faville. Messa da parte la 350 GT, furono prodotte 400 GT e la 400 GT 2+2. Ferruccio dovette aspettare qualche anno per mettere, seriamente, in difficoltà Enzo. Dopo quella provocazione a cui risposte a tono, con un “caro Ingegnere, non comprerò più le sue macchine. Da ora in poi le auto me le faccio io, così sono sicuro che andranno come piace a me”, Ferruccio, in seguito, svelò la leggendaria Miura. Finalmente, nel 1966, creò la sua auto perfetta.
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