È un momento particolare quello dell’industria dell’automobile in Italia. Le previsioni però non sembrano essere rosee.
Che momento è per il mercato dell’automobile? Dopo un periodo di flessioni i numeri stanno tornando a crescere. Questo anche grazie agli incentivi offerti dallo stato, che hanno l’obiettivo chiaro di svecchiare il parco macchine del nostro paese, tra i più vecchi d’Europa. Ci sono poi gli sconti delle aziende per invogliare gli automobilisti ad acquistare un veicolo nuovo.
Inoltre, adesso le Case stanno riuscendo a smaltire gli ordini accumulati nell’ultimo periodo. Eppure, bisogna andarci piano con l’euforia o l’ottimismo, perché non è tutto oro quello che luccica e il futuro non sembra poi essere così roseo come lo abbiamo presentato nelle righe iniziali di questo articolo.
Crisci e una visione completamente differente del futuro dell’automobile in Italia
Almeno stando alle parole di Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’associazione delle case estere.
Il problema degli ordini sembra essere risolto. Eppure, il mercato non dovrebbe tornare a ‘com’era’ anche perché non ci sono più grandi stock da dover vendere. Si è trovato l’equilibrio tra domanda e offerta rispetto al passato, ma resta comunque un problema di fondo: “Il nostro paese è indietro rispetto alle nuove tecnologie all’interno delle macchine”.
Stando sempre a Crisci nel nostro paese siamo abituati ad acquistare macchine tradizionali. Poca tecnologia, raramente full electric o plug-in. Un dato in controtendenza rispetto al resto del mondo, dove si va verso la scelta hi-tech. “Acquistiamo le solite auto ‘vecchie’”. E l’elettrico è un esempio perfetto per spiegare questo paradosso.
Chi criticava questa scelta, utilizzava temi superati, come le poche colonnine di ricarica, costo corrente o il fatto che sia una scelta che strizzi l‘occhio alla Cina. Tutte queste critiche, molte delle quali poco sensate allontanano potenziali nuovi clienti, che invece scelgono di andare su quello che reputano più sicuro.
“Non è la difesa dell’endotermico, ma il non diventare un mercato di Serie B per le nuove tecnologie e le macchine di nuovissima generazione”. Crisci ha poi rincarato la dose: “Nel resto mondo fanno le gigafactory, ma non in Italia. E a rimetterci sarà così l’occupazione e di conseguenza il futuro del paese. Per tutti questi motivi il governo è al lavoro per mettere in piedi un piano di riconversione industriale”.
Non è pessimismo, ma un monito ad aprire gli occhi e non restare arroccati sulle proprie posizioni e non credere a una narrativa vetusta. C’è un momento di ripresa, sì, ma come detto il futuro potrebbe essere più nero. Inutile stare a ripeterlo, è un momento cruciale per l’industria dell’automobile.