Siamo in un periodo storico in cui le case produttrici, inclusa la romena Dacia, si trovano davvero ad un bivio e devono scegliere bene cosa fare. In questo caso la scelta del marchio è impopolare, vediamo cosa hanno fatto.
Il periodo in cui stiamo vivendo è cruciale per il mondo dei trasporti privati e forse in futuro anche di quelli pubblici con le case automobilistiche messe alle strette davanti alla minaccia di un aumento incontrollabile del costo della benzina e dei microchip necessari per produrre le vetture moderne ma anche all’ultimatum di un addio progressivo ai motori a combustione tradizionale.
Un futuro elettrificato
Nei prossimi dieci anni circa le case automobilistiche che ancora non hanno discusso la questione dovranno iniziare a porsi il problema della transizione ecologica almeno quelle che intendono continuare ad operare in Europa dove a partire dall’anno 2035 le regolamentazioni impediranno la costruzione e la vendita di modelli con motori ad emissioni di CO2 alimentati a benzina e diesel.
Una decisione che molti marchi stanno prendendo un po’ per forza di cose e un po’ per accontentare i clienti. Alcuni marchi però, marciano in decisione ostinata e contraria come Aston Martin che giusto un anno fa ha lanciato un potente SUV con motore tradizionale, Suzuki che ha presentato solo da pochissimo la prima automobile elettrica e solo in versione sperimentale, alcune case della GM o Chrysler che ha lanciato l’ultima 300C a motore radiazione. E poi, la romena Dacia.
Nata per accontentare
Quando sei una casa che produce vetture low cost in un momento storico in cui anche la più “sfigata” delle utilitarie ha costi vertiginosi per una persona poco abbiente un po’ per i nuovi sistemi di sicurezza, un po’ per la scarsità di componenti come chip che non vengono quasi più importanti e un po’ perché in fin dei conti le aziende devono pur fatturare qualcosa, la transizione ecologica può risultare una sfida ostica.
Attiva fin dal 1966 ed entrata ben presto nell’orbita del più grande Gruppo Renault la romena Dacia ha qualche difficoltà ad adeguarsi ai tempi, cosa che mette in seria difficoltà la perpetrazione dei record di vendite che il marchio ha perfezionato negli ultimi anni anche qui in Italia dove il brand risulta uno dei preferiti da chi cerca un’automobile low cost.
Fino all’ultimo
Ora, non partiamo con il piede sbagliato: la casa romena Dacia ha dei progetti per automobili elettriche ed ibride, non è che non si sia minimamente posta il problema delle regole europee. Quest’anno per esempio dovrebbe arrivare la Jogger Hybrid, primo modello con motore elettrico anche se solo a metà della casa produttrice. Ma quello che stanno lasciando trasparire i dirigenti del marchio è un proposito molto aggressivo.
La casa per il momento sembra intenzionata in primis a fatturare il più possibile producendo ancora automobili inquinanti, incluse le Euro 7, per soddisfare i clienti affezionati del gruppo e solo in un secondo momento si porrà il problema della transizione in modo più serio: “Fino al 31 dicembre del 2024 produrremo motori endotermici, la questione elettrica va ancora discussa”, dice senza tanti complimenti il Manager italiano del marchio romeno Guido Tocci alla stampa del settore.
Dichiarazioni che lasciano trasparire un interesse nel mondo dei motori a benzina e diesel che non andrà scemando nei prossimi anni e che solo in un futuro remoto potrebbe lasciare spazio ad un lavoro più costante alla produzione di motori elettrici. Ogni casa è libera di fare quello che vuole ma il monito europeo rimane sempre presente: dal gennaio del 2035, le cose saranno diverse.