Come sappiamo, negli anni novanta la casa Lancia sprofondò in una crisi da cui non si è mai davvero ripresa e questa berlina fu il suo fallimento peggiore o comunque una delle auto meno riuscite. Ecco cosa successe.
Poche case hanno visto cambiare le proprie sorti nel giro di pochi anni come Lancia, marchio italiano che fallimento dopo fallimento è passata da produttrice di lussuose berline e campionessa della WRC a brand in caduta libera con una sola automobile sul listino, la piccola Y. Cosa è andato storto? Sicuramente, questa berlina ha fatto la sua parte per affossare il brand.
Dalle stelle alle stalle
Gli appassionati di Lancia, marchio che con le sue prestazioni sportive e le sue auto civili lussuose e potenti ha davvero segnato la carriera di tanti automobilisti più danarosi nel nostro paese fin dagli albori dell’automobilismo italiano, aspettano con ansia che il brand torni al suo splendore di un tempo. In effetti, il Gruppo Stellantis ha elencato un piano di recupero per il marchio che al momento ha una singola automobile nel proprio listino.
Ma cosa è successo esattamente a Lancia in tutti questi anni? Esiste un singolo episodio che ha avvicinato pericolosamente la casa al baratro del fallimento o si tratta solo di una serie di pessime scelte di marketing? La seconda opzione è la più probabile ma ci sono alcuni modelli in particolare come quello di cui parleremo oggi che hanno contribuito a distruggere ciò che la casa si era costruita in decenni di carriera.
Un modello poco amato
Al giorno d’oggi pochi ricordano la Lancia K, ammiraglia del brand italiano che dal 1994 al 2001 dovette contendersi un settore di mercato molto difficile con rivali del calibro di Audi A6, Renault Safrane e BMW Serie 5, tutte vetture molto più apprezzate di lei dalla clientela europea. Cosa aveva di sbagliato questa vettura che arrivò sul mercato dopo la Thema con le migliori intenzioni?
Stilisticamente parlando, la K – almeno per la risposta del pubblico italiano – è una delle auto meno riuscite di Lancia, un fallimento dal punto di vista estetico: la linea piena di gobbe e rigonfiamenti specie nella versione coupé non piacque proprio ai potenziali clienti che non giudicarono l’auto abbastanza elegante per i propri gusti.
La cura dei dettagli
Anche dal punto di vista degli interni, qualche piccolo dettaglio fece storcere il naso ai ricchi clienti che orbitavano nel target di Lancia in quegli anni: lo spazioso abitacolo, uno dei pregi dell’auto, era stato rovinato con dei pacchiani inserti in finto legno e la presenza di un computer di bordo al centro della plancia per quanto fosse un innovazione non da poco per il periodo si sposava malissimo con il concept di un’auto classica ed elegante.
La versione station wagon riscosse ancora meno successo con circa 9.000 esemplari piazzati sul mercato. In tutto, la vettura vendette più di 100.000 esemplari non risultando propriamente una Caporetto per Lancia ma non fu un risultato sufficiente per tenere a bada la concorrenza tedesca e francese che di lì a poco si sarebbe presa una fetta cospicua di quel mercato così competitivo. Si può dire che per Lancia, la K fu l’inizio della fine.